Le Religioni a Milano: INDUISMO
Relatori:
- Don Ambrogio Pisoni
- Sig. Ravicandra
Cenno Storico
Religione indiana, rappresenta uno sviluppo del brahmanesimo.
E’ seguita da circa 650 milioni di persone, tanto che i termini “induismo” e “brahmanesimo” sono spesso usati come sinonimi e pertanto non è possibile operare una distinzione netta tra i due..
Il quadro della religiosità indoeuropea si può definire approssimativamente
- nel tempo: tra la fine dell’’età neolitica (2000 a..C.) e la prima civiltà del bronzo(1600 a.C.);
- nello spazio: dapprima (tra il 1500 e il 1000) ebbe sede nell’Europa centrale, nelle valli dell’Indo e del Gange fino al Mar Baltico.
Seguirono lunghe espansioni nel resto dell’Europa centrale e dell’Asia occidentale, a Nord Est e poi a Sud Est, arrivando, secondo gli stanziamenti storici, rispettivamente nell’area baltica e nell’area armena.
La religione vedica.
“Veda” è il nome dato ai più antichi testi sacri del brahmanesimo, sono ritenuti rivelazione di Brahma. Essi risalgono ad epoche varie, sono di contenuto diverso, composti in una forma arcaica di sanscrito (lingua di cui costituiscono il primo documento).
Il canone vedico comprende i “quattro V”:
- Rg veda (o Veda delle strofe) è il più antico. Si tratta di una raccolta di inni destinati ad essere cantati dai sacerdoti durante i riti sacrificali. Sono 1..028 ed ogni inno è rivolto ad una determinata divinità.
- Samaveda (o Veda dei canti), è una raccolta di inni, in grande maggioranza tratti dal Rg Veda, utilizzati dal sacerdote durante il sacrificio.
- Yajurveda (scienza delle formule rituali) è un trattato liturgico in prosa.
- Atharvaveda (o il quarto veda) è anch’essa una raccolta di inni e preghiere che, fra l’altro, offre interessanti notizie soprattutto sui primi rudimenti della medicina indiana.
A tutti i testi dei Veda sono aggiunti atri testi secondari, elaborati dai preti; i più antichi sono i Brahmana, testi sacerdotali sui sacrifici che danno istruzioni e interpretazioni liturgiche, regole e riflessioni ascetiche; il più importate di questi è il Satapatha- Brahmana (testo dei “riti dei cento sentieri”. Vi sono poi i “commenti brahmanici” e gli Aranyaka o “Testi della foresta” scritti da alcuni sacerdoti eremiti nei boschi, per altri eremiti. Per ultimi vi sono le “Upanishad” (significa: le comunicazioni segrete del maestro ai discepoli per insegnare loro le massime esoteriche della salvezza) chiamati anche Vedanta, ossia “fine dei Veda”.
Accano alla rivelazione divina degli scritti sacri (le cose udite) esistono degli scritti tradizionali (ricordi) che trattano dei grandi sacrifici, delle cerimonie casalinghe e delle prescrizioni giuridiche.
Tutti questi testi furono trasmessi oralmente, con straordinaria fedeltà fino all’11° secolo.
Le scuole filosofiche più tarde svilupparono diverse dottrine sull’origine soprannaturale dei Veda, che assomigliano alle varie dottrine cristiane che trattano dell’ispirazione divina della Bibbia..
A causa dell’origine divina dei Veda, il loro studio è ritenuto il principale dovere di devozione, superore anche al sacrificio.
Il contenuto religioso dei Veda veri e propri è di carattere molto vario. I primi studiosi occidentali ammirarono soprattutto la poesia religiosa degli inni alla natura, ma in seguito uno studio comparato della religione ha dimostrato che i Veda non sono solo testimonianze delle religioni “magiche” primitive, ma che in essi si scorge già il decadimento delle prime religioni indo-europee e indo-iraniane rispetto alla religione rituale imposta dai sacerdoti nei test dei Brahmana.